Per affrontare il profondo cambiamento che sta attraversando il commercio è necessario agire su tre fronti:
1) Ricercare efficienza, ottimizzando i processi, riducendo i costi e rendendo l’acquisto più semplice e fluido per il cliente
2) Offrire esperienza, valorizzando la componente esplorativa e relazionale dell’offerta
3) Aumentare le competenze, rafforzando quelle esistenti (cerimonia di vendita, visual merchandising) e acquisendone di nuove (produzione contenuti, uso del digitale, analisi dei dati)
Agire su questi tre fronti richiederà, tra le altre, una buona dose di tecnologia informatica.
Scopri di più sugli elementi di trasformazione del contesto, le difficoltà che stanno creando a molti operatori e sulle azioni che un’impresa del commercio può mettere in campo per affrontare il cambiamento.
Il commercio al dettaglio sta attraversando anni di profonda trasformazione e difficoltà.
Dal 2012 al 2023, infatti, sono andate perse 111mila imprese attive del commercio al dettaglio in sede fissa (i negozi) il che, nella pratica, vuol dire che ha chiuso 1 impresa su 5 e non è stata sostituita [1].
Questa difficoltà ed il connesso rischio di desertificazione commerciale, seppur quest’ultimo limitato ad alcune aree del paese e comparti, ha evidenti (ed enormi) impatti sia economici che sulla qualità della vita urbana (riduzione di servizi di prossimità, insicurezza e decoro urbano).
Tra gli elementi di instabilità che mettono in difficoltà il commercio al dettaglio in sede fissa vi sono:
La spesa per consumi, infatti, è aumentata tra il 2012 e il 2023 solo del 3,8% a volume e, nel 2023, risulta ancora inferiore dell’1,6% rispetto a quella del 2007 [2].
Nel 2007 la spesa per i servizi (dati a valore) rappresentava il 48,6% dei consumi sul territorio, incidenza salita al 50,9% nel 2012 e al 52,6% nel 2019. Una tendenza interrotta dalle limitazioni del periodo del Covid e della crisi energetica (nel 2022 la quota destinata ai servizi è scesa al 49%) ma, già nel 2023, il processo di terziarizzazione dei consumi è ripreso in maniera significativa con l’incidenza salita al 50,8% [2].
Questi, in estrema sintesi, gli elementi alla base della difficile situazione, che rende necessario a chi opera nel commercio al dettaglio un ripensamento della propria attività al fine di intercettare il cambiamento, adattarvisi e cogliere quelle opportunità che comunque esistono. Si pensi, ad esempio, a come un approccio omnicanale, che unisce sinergicamente la componente digitale dell’offerta a quella fisica, possa tradursi in un miglioramento della capacità distributiva per un negozio, anche un piccolo negozio.
In effetti, anche nelle fasi di profonda incertezza e discontinuità alcuni operatori del commercio sono in grado di ottenere ottimi risultati proprio perché hanno saputo intercettare e adattarsi al cambiamento.
Un cambiamento che, riprendendo le parole del filosofo greco Eraclito, è l’unica vera costante (anche) della nostra epoca.
Le sfide sopra delineate pongono in discussione i modelli di business tradizionali degli operatori del commercio al dettaglio e richiedono di agire su 3 linee di intervento:
La capacità di portare a compimento la tripla trasformazione descritta permette di rafforzare il modello di business di negozi e imprese, la loro capacità di generare valore e attrarre e trattenere personale talentuoso.
I clienti, poi, beneficeranno di un’offerta più ampia, di maggiore comodità ma anche di coinvolgimento, specializzazione e comunità, orientandosi verso gli uni o gli altri aspetti a seconda delle preferenze, tipologie ed occasioni di acquisto.
Da ultimo la cittadinanza beneficerà di aree urbane più attrattive e vivibili grazie all’impatto positivo sulle stesse di un vitale tessuto commerciale.
Rilanciare la propria attività commerciale per affrontare le sfide del contesto (e del digitale) richiede di puntare sulle tre azioni sopra delineate: ricercare efficienza, offrire esperienza e aumentare le competenze.
Alla base ci deve però essere una riflessione strategica, per prendere decisioni coerenti con le specificità dell’impresa, le sue effettive capacità (anche economiche) e il contesto in cui opera.
Per farlo, nel concreto, è necessario partire dalla misurazione delle performance ampliando il numero degli indicatori utilizzati (indici, margini, rotazioni) e le competenze necessarie ad interpretarli potendo beneficiare della maggiore facilità di raccogliere ed elaborare tali dati tramite l’uso del digitale (es. sistemi gestionali con funzioni di raccolta dati e reportistica).
Un secondo fondamentale passo è sviluppare una strategia offline che punti, quindi, a valorizzare l’asset principale dei negozi al dettaglio di prossimità, lo spazio fisico, che accompagni le scelte di posizionamento, di assortimento, di gestione dello spazio, quelle di offrire possibilità di personalizzazione, servizi aggiuntivi e di attivare iniziative di fidelizzazione della clientela.
Anche in quest’ambito le tecnologie hanno un interessante ruolo, ad esempio soluzioni digitali per semplificare il processo di acquisto, snellire la fase di pagamento o in grado di fornire informazioni aggiuntive.
Si tratta di un ripensamento che deve permettere, con pesi diversi a seconda dei casi, di soddisfare sia quella clientela che approccia l’atto di acquisto ricercando velocità ed efficienza sia, viceversa, quella (spesso la stessa clientela ma in diversi momenti e con diverse esigenze da soddisfare) con più tempo e più disponibile all’esplorazione, alla prova e alla scoperta.
Altra area di intervento è quella dedicata a sviluppare una strategia online perché questa ha indubbi benefici per ampliare la visibilità, la capacità distributiva e, soprattutto, soddisfare le mutate esigenze della clientela che può utilizzare il canale digitale in ogni momento di interazione col negozio.
In quest’ambito, invece, sono ancora troppo poche le imprese del commercio che hanno un efficace presidio online: il 42% non ha nemmeno un sito web [4].
Non occorre, però, per tutti fare tutto e può essere utile un approccio per gradi che può (deve) partire da una vetrina sul web anche con un sito che sia ben fatto, aggiornato, adatto alla consultazione da smartphone e animato con contenuti di qualità. A questa potrebbe aggiungersi un’attività di comunicazione mirata alla clientela, tramite ad esempio l’invio di una newsletter. Infine, lì dove abbia senso farlo, in primis se il negozio può avere margini sufficienti a coprire i costi del canale online, sviluppare un’attività di e-commerce.
Fonti:
[1] Elaborazione Ufficio Studi Confcommercio su dati Centro Studi Tagliacarne.
[2] Elaborazione Ufficio Studi Confcommercio su dati di Contabilità nazionale di fonte Istat.
[3] Bella M., Lioci F., Mirante P., Demografia d’impresa nelle città italiane, marzo 2024 (9a edizione), Ufficio Studi Confcommercio.
[4] Osservatori Digital Innovation – Politecnico Milano.
Per le immagini:
Eakrin Rasadonyindee, Damiano Buffo, M_Agency, Ground Picture, GaudiLab, DC Studio, panuwat phimpha da shutterstock.com. Elaborazione grafica riquadro con immagini Francesco Rossi.
COLLANA LE BUSSOLE
A cura di: Roberto Ravazzoni | Elisa Fabbi | Lucio Lamberti | Romolo De Camillis | Cristina Pisani | Fabio Fulvio | Roberto Pone
Editore: Confcommercio
Il commercio affronta anni di profonda trasformazione sulla spinta del megatrend dell’e-commerce e del conseguente cambiamento nel comportamento dei consumatori.
Affrontare queste sfide richiede agli operatori di puntare su 3 assi: da un lato ricercare efficienza recuperando marginalità e rendendo il processo di acquisto più semplice e fluido. Dall’altro puntare sull’esperienza, valorizzando la componente esplorativa e relazionale dell’offerta.
Infine, il terzo asse, indispensabile per sostenere i precedenti, rafforzare le competenze e acquisirne di nuove in quanto il capitale umano è elemento essenziale di vantaggio competitivo, ancor più al crescere della digitalizzazione.