Anche in Trentino, lo è stato evidenziato in più occasioni, la desertificazione commerciale di valli e centri urbani è un fenomeno sempre più visibile e inquietante. La chiusura continua e ad intensità crescente dei negozi di prossimità – in particolare botteghe storiche, negozi di alimentari e di generi vari, ma anche di bar, tabacchini e edicole– mette a rischio non solo l’economia locale, ma la coesione e la vivibilità delle comunità.
Inutile ripetere, al proposito, che un centro storico o un piccolo paese privo di questi servizi sul piano umano e relazionale, quindi della vivibilità, è destinato al declino, o peggio all’abbandono.
Secondo l’annuale analisi sulla "Demografia d’impresa nelle città italiane” - realizzata dall’Ufficio Studi di Confcommercio in collaborazione con il Centro Studi Guglielmo Tagliacarne, tra il 2012 e il 2024 sono spariti quasi 118 mila negozi al dettaglio e 23 mila attività di commercio ambulante. Ogni giorno scompaiono in media 30 negozi, lasciando strade e piazze più vuote e impoverite.
A soffrire di più sono i comuni medio-piccoli, le periferie urbane e le zone interne, specie di valle. L’e-commerce, i cambiamenti dei consumi, il difficile reclutamento di personale, gli elevati costi di affitto, il peso della pressione fiscale, concorrono a determinare un contesto sempre più difficile per i commercianti.
Rispetto ad altre regioni, il Trentino presenta un tessuto commerciale ancora piuttosto solido, anche per gli interventi attivati dalla Provincia Autonoma a favore di un più equilibrato rapporto tra città e valli.
Alcune esperienze virtuose sono già attive: si pensi ai progetti di negozio multiservizi nelle valli, al recupero di botteghe storiche tramite cooperative di comunità, o agli incentivi della Camera di Commercio di Trento per la riqualificazione delle attività nei centri storici.
Tuttavia, i segnali di erosione del commercio di vicinato sono molti e sempre più accentuati. Secondo i dati forniti da Confcommercio Trentino, negli ultimi cinque anni si è registrato un calo medio del 10% delle attività commerciali tradizionali, con punte del 20% nei piccoli comuni montani. I più colpiti sono i negozi di alimentari, abbigliamento e ferramenta, spesso unici presìdi di socialità in contesti poco serviti.
Anche città come Trento e Rovereto iniziano a vedere le conseguenze del cambiamento, soprattutto nei centri storici, dove aumentano i locali sfitti e si riduce la varietà merceologica.
Tutto questo rischia di innescare un processo di impoverimento progressivo, in cui la chiusura di negozi contribuisce allo spopolamento di paesi e borghi (nelle valli) e all’abbandono dei residenti (nei centri urbani), con gravi conseguenze sia per l’economia e il lavoro, che per la vivibilità e la attrattività di tutte le località interessate.
Confcommercio, sia a livello nazionale che locale, ha messo sul tavolo una serie di proposte per contrastare la desertificazione commerciale che vanno dalla costituzione di un fondo dedicato al commercio di prossimità nei piccoli comuni, con contributi a fondo perduto per chi mantiene attiva un’attività in aree marginali, all’introduzione di sgravi fiscali e di incentivi per chi subentra in negozi chiusi, specie per giovani imprenditori e start-up legate al territorio; dal sostegno alla digitalizzazione delle microimprese commerciali, attraverso bandi e consulenza gratuita, alla valorizzazione dei Distretti del commercio, anche come strumenti di rigenerazione urbana; fino alla collaborazione tra pubblico e privato per la gestione condivisa di spazi commerciali polifunzionali nei paesini e borghi a rischio.
Un esempio strutturato di questa visione è il progetto Cities – Città e Terziario: Innovazione, Economia, Socialità, promosso da Confcommercio a livello nazionale.
Il progetto mira a rigenerare i centri urbani rafforzando il commercio di prossimità, migliorando la qualità degli spazi pubblici, integrando mobilità sostenibile e supportando la transizione ecologica. Attraverso strumenti di analisi urbana e una piattaforma digitale collaborativa (OpenCities), Cities offre un modello replicabile per territori come il Trentino, dove la coesione sociale e l’identità locale possono diventare leve di sviluppo.
In questa direzione si inserisce il convegno "Le città visibili: le imprese del terziario come leva di rigenerazione urbana”, che è stato organizzato da Confcommercio Trentino il 14 aprile scorso presso la sede di Trento. L'evento è stato una importante occasione per discutere di rigenerazione urbana, di mobilità e del ruolo delle imprese del terziario come presidio di comunità nelle valli e nelle città del Trentino.
Concludendo, è necessario tener sempre presente che il negozio di prossimità, la bottega artigiana, l’edicola o il bar di un paese o di un centro città non sono solo attività economiche: sono anche luoghi di relazione, di fiducia, di memoria collettiva. La loro chiusura crea un vuoto che nessuna piattaforma online potrà colmare.
Massimo Piffer
Presidente Associazione commercianti al dettaglio