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Cosa possiamo aspettarci dai programmi europei per la ripartenza dell'economia? Tra opportunità e rischi

28/05/2021

Ormai quotidianamente si sente parlare alla televisione e sui giornali di programmi europei per la ripartenza dell’economia e di grandi stanziamenti, assimilabili ad un vero e proprio piano Marshall, tuttavia non risulta spesso chiaro quali siano i tempi, gli strumenti e le modalità con cui queste ingenti risorse pubbliche potranno raggiungere concretamente cittadini ed imprese a livello locale. L’obiettivo della seguente riflessione vorrebbe quindi essere quello di offrire al lettore alcuni spunti che possano fungere da strumento interpretativo per districarsi all’interno dell’attuale bombardamento informativo politico e mediatico.

Per trovare il bandolo di questa matassa, il punto di partenza può essere individuato nell’attuale Quadro Finanziario Pluriennale europeo 2021-2027 (abbreviato come QFP o in modo anglofono MFF), ovvero il regolamento che stabilisce quanto e come l’Europa investirà le proprie risorse nel prossimo settennio. Prima del 2007 il QFP era un semplice accordo programmatico e solo successivamente, con il Trattato di Lisbona, è stato trasformato in un atto giuridicamente vincolante che stabilisce oggi le macro categorie di spesa con i relativi obiettivi strategici.

QFPL’attuale piano pluriennale è stato approvato il 16 dicembre 2020 dal Parlamento europeo e il giorno successivo dal Consiglio dell'UE, in seguito ad un iter estremamente lungo e complesso durato più di due anni a causa di contingenze di mercato non usuali, tra le quali il cambio dei vertici istituzionali della Commissione europea nel 2019, il processo della Brexit e soprattutto, gli effetti economici della pandemia COVID-19 nel 2020.

Per poter far fronte a questa delicata situazione, l’attuale quadro pluriennale, raggiunge un valore complessivo di 1.074,4 miliardi di Euro, a cui si somma il programma Next Generation EU, istituito dalla Commissione europea per rispondere alle conseguenze della pandemia (valore complessivo 750 miliardi di Euro di cui circa 209 destinati all’Italia). La somma dei suddetti programmi permetterà dunque all’Europa di erogare nei prossimi anni risorse molto più ingenti rispetto al passato per un totale di 1.800 miliardi di Euro. La domanda che sorge spontanea è dunque: come verranno gestite queste somme e cosa può aspettarsi un’impresa trentina da questo enorme calderone finanziario?  Una prima macro differenziazione può essere fatta secondo il criterio dell’ente di gestione e dalle relative modalità di erogazione:

Programmi tematici gestiti dalla Commissione europea: si tratta del principale strumento con cui l’Unione incentiva aziende ed enti giuridici di tutta Europa alla realizzazione di progetti che vanno nella direzione dei propri obiettivi politici e strategici: 1) Green Deal europeo 2) Un’economia al servizio delle persone 3) Un’Europa più forte nel mondo 4) Promozione di uno stile di vita europeo 5) Nuovo slancio per la democrazia. I bandi diretti sono innumerevoli e suddivisi per tematiche, sono di natura transnazionale e prevedono la partecipazione principalmente tramite partenariati composti da soggetti con finalità comuni, provenienti da diversi Paesi membri, fatta eccezione per alcune novità. Vista la loro natura internazionale, questa tipologia di finanziamenti, pubblicati, gestiti e monitorati dalla Commissione, raramente risulta adatta a piccoli progetti d’impresa con impatto locale, per i quali risultano invece più adatti i fondi strutturali. Vanno però evidenziate in questo ambito alcune novità presenti nella nuova programmazione. L’Europa infatti ha preso atto della sua grande potenzialità in termini di ricerca a livello internazionale, ma allo stesso tempo, di una ridotta abilità nel trovarne sbocchi profittevoli sul mercato. Per questo motivo nasce lo “European Innovation Council”: una linea di incentivi, all’interno del nuovo programma Orizzonte Europa, a supporto dell’innovazione tecnologica dirompente ad alto potenziale, che interviene anche per singoli progetti d’impresa e supporta con incentivi anche azioni di avvicinamento commerciale al mercato. Per la prima volta inoltre, la Commissione Europea, agisce non solo con incentivi a fondo perduto ma anche in modalità “equity” tramite investimenti nell’azionariato delle imprese per mezzo della Banca europea per gli investimenti.

Politica di coesione e progetti a impatto locale: si tratta di tutti quei bandi finanziati con le risorse europee provenienti da tre dei cinque fondi strutturali (Fondo di Coesione, Fondo Europeo di Sviluppo Regionale e Fondo Sociale Europeo) che supportano progetti con valenza locale in linea con gli obiettivi europei di sviluppo e di equilibrio tra regioni. Questi progetti, coordinati localmente all’interno dei piani operativi provinciali, si basano su assi di cui i più importanti in termini di impatto per le piccole e medie imprese trentine sono all’interno del FESR: il primo nell’ambito della ricerca e dell’innovazione, il secondo a favore della competitività delle PMI e il sesto a supporto delle tecnologie della comunicazione e dell’informazione per favorire la diffusione della connettività per cittadini e imprese. Gli sconvolgimenti di mercato legati all’emergenza Covid, hanno visto mutare, nel corso del 2020 e 2021, le dinamiche di utilizzo di questi fondi anche in provincia di Trento, dove sono coesistite misure non previste di supporto all’emergenza Covid rivolte ad esempio al rafforzamento della sanità (APSS) e al Fondo di Garanzia per le PMI, con altre misure di intervento pre-esistenti. È in corso inoltre un’importante fase di pianificazione che darà alla luce verso fine anno il nuovo piano operativo provinciale 2021-2027 per il FESR e l’FSE, anch’esso con risorse incrementate, che potrà iniziare a dare i suoi frutti a partire da fine 2022. In questo ambito Confcommercio Trentino si sta impegnando a proporre idee e spunti agli enti competenti con soluzioni semplici dal punto di vista burocratico e più vicine alle necessità delle piccole e microimprese.

Next Generation EU (NGEU): anche noto come piano per la ripresa, si tratta di un fondo approvato a luglio 2020 dal Consiglio europeo in seguito a complessi negoziati tra Stati membri con visioni divergenti, specificatamente dedicato alla ripartenza economica europea post-Covid, con un budget complessivo di 750 miliardi di Euro di cui 390 previsti sotto forma di contributi e 360 come prestiti. Una sua particolarità deriva dal fatto che, per finanziare tale manovra, la Commissione europea è stata autorizzata a contrarre prestiti sui mercati dei capitali per conto dell’Unione europea con un ritmo previsto pari a 150 miliardi all’anno tramite una strategia finanziaria diversificata e si impegna a restituire gli importi dovuti entro fine 2058. Ma dove andranno a finire questi denari?
La fetta più importante di risorse andrà alla voce “Ripresa e Resilienza” rivolta agli Stati membri sotto forma di contributi e prestiti per supportare investimenti e riforme con particolare attenzione alla sostenibilità ambientale, alla digitalizzazione delle aziende e della pubblica amministrazione, ai trasporti, energie rinnovabili, nuove tecnologie e più in generale alla creazione di posti di lavoro per risanare l’economia post pandemia. L’Italia ha presentato alla Commissione europea nel mese di aprile il suo PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, basato su 6 missioni 1) Digitalizzazione, innovazione e cultura 2) Rivoluzione verde e transizione ecologica 3) Infrastrutture per la mobilità sostenibile 4) Istruzione e ricerca 5) Inclusione e coesione 6) Salute. In questo ambito una sfida molto complessa sarà quella di riuscire in poco tempo a erogare ingenti risorse economiche in modo intelligente generando risultati più concreti possibili per il territorio. Ulteriori fondi saranno inoltre messi a disposizione, sempre tramite il Next Generaion EU, incrementando il budget dei principali programmi europei tematici a stanziamento diretto come ad esempio “Orizzonte Europa” o tramite l’erogazione di garanzie europee su investimenti per mezzo della Banca Europea per gli Investimenti e tramite banche nazionali “Invest EU”, oppure tramite il rafforzamento delle azioni precedentemente anticipate nell’ambito della politica regionale di coesione “React EU”.

Negli anni a venire, e nei prossimi 24 mesi in particolare, saranno dunque molteplici le opportunità da saper cogliere offerte dall’Europa, ma allo stesso tempo anche i rischi. Storicamente infatti in Italia, la disponibilità di capitali europei per lo sviluppo, si è sempre scontrata con una ridotta capacità di saperli distribuire e assorbire correttamente generando i risultati attesi. Gli ostacoli più importanti in questo ambito sono la complessità dei processi richiesti, un’eccessiva burocrazia “difensiva” partorita dagli uffici tecnici e un importante divario tra l’azione programmatica pubblica e le reali necessità del privato, in particolare delle piccole e microimprese. Questi aspetti hanno ridotto e riducono fortemente l’effetto leva dei capitali pubblici ipotizzato dal legislatore che rimane spesso solo su carta all’interno dei piani strategici. In questo momento storico quindi risulta più che mai importante che le istituzioni in primis sentano propria la necessità di affrontare un importante cambio di passo nei modelli di erogazione basato sui concetti di: rapidità d’azione, discontinuità rispetto al passato e impatto concreto, per riuscire a mobilitare con successo i capitali e favorire gli investimenti di cui il mercato, le imprese, i cittadini e il Paese hanno bisogno.

Per approfondire le opportunità di cui potrebbe beneficiare la propria azienda, gli associati a Confcommercio Trentino, possono fissare un appuntamento informativo gratuito contattando l’ufficio Europa.

dott. Luca Bazzanella
Ufficio Europa | Confcommercio Trentino
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