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Dove porta il percorso europeo di definizione della "tassonomia della sostenibilità"?

01/07/2020

Il fatto che l’utilizzo del termine “sostenibile” sarà sempre più controverso e che necessiterà di una sempre maggiore delimitazione giuridica, lo dimostra il nuovo regolamento UE 2020/852 “Taxonomy Regulation”, inserito in Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea il 22 giugno 2020. Il processo che ha portato alla sua stesura è iniziato già nell'ultimo biennio con la predisposizione di raccomandazioni e "policy documents" da parte del TEG (Gruppo di Esperti Tecnici sulla Finanza Sostenibile) composto da 35 membri scelti dalla Commissione Europea e 100 consulenti, che è sfociato nella presentazione a marzo 2020 di un progetto generale denominato “Taxonomy Final report of the Technical Expert Group on Sustainable Finance”. Si tratta di un documento con oltre 600 allegati tecnici suddivisi per 70 settori economici, in base alla loro capacità di mitigare o di adattarsi ai cambiamenti climatici. Si ripartiscono in settori già ambientalmente sostenibili (low carbon), inquinanti ma necessari, e infine quelli funzionali ai precedenti (enabling). Per ognuno di questi vengono posti rigidi criteri per verificarne il livello di sostenibilità.
Per semplificare il concetto, la tassonomia si può definire come un sistema di classificazione pensato per fornire alle imprese e agli investitori un linguaggio comune per individuare le attività economiche che possono definirsi pienamente ecosostenibili. 

Il regolamento UE si rivolge in particolare ad:

  • Aziende europee soggette alla normativa “Non-financial reporting directive” che devono dichiarare il proprio impatto sull’ambiente come società quotate con oltre 500 dipendenti, banche e assicurazioni.
  • Il mondo della finanza responsabile per indicare quanto sia sostenibile un investimento, un prodotto finanziario o ad esempio un fondo pensione. A partire dal 31 dicembre 2021 il fondo dovrà dichiarare in che misura gli investimenti sostenibili sono allineati alla tassonomia UE. 
  • Governi per stabilire gli incentivi ad aziende e progetti green anche nell’ambito del nuovo piano “Invest EU”.

La direttiva si basa sul raggiungimento di sei obiettivi ambientali da parte degli enti coinvolti:
1) la mitigazione dei cambiamenti climatici;
2) l'adattamento ai cambiamenti climatici;
3) l'uso sostenibile e la protezione delle acque e delle risorse marine;
4) la transizione verso un'economia circolare;
5) la prevenzione e il controllo dell'inquinamento;
6) la protezione e il ripristino della biodiversità e degli ecosistemi.

Per essere considerate “sostenibili”, le attività economiche dovranno soddisfare i seguenti requisiti delimitati ognuno da uno specifico perimetro quantitativo:

  • Contribuire in modo sostanziale al raggiungimento di almeno uno dei sei obiettivi ambientali sopra citati;
  • Non arrecare un danno significativo a nessuno degli obiettivi ambientali;
  • Essere svolte nel rispetto delle garanzie minime di salvaguardia sul piano sociale;
  • Essere conformi ai "criteri di vaglio tecnico" stabiliti dal suddetto gruppo “TEG”.

La graduale applicazione della suddetta normativa porterà dunque come vantaggio rinnovata trasparenza e certezza verso gli investitori e gli stakeholders sul mercato europeo degli investimenti, della finanza privata e nell’ambito degli stanziamenti pubblici, ma allo stesso tempo rischia di diventare un boomerang (svantaggio) nell’ambito della finanza verde quando i fondi di investimento green europei devono confrontarsi con competitor internazionali ad esempio americani o asiatici dove gli standard della “green finance” sono molto più elastici. 

Nell’ambito della finanza pubblica invece sarà necessario stabilire delle nuove prassi di valutazione progettuale basate sulla tassonomia UE rispetto alla vecchia programmazione, che saranno inizialmente di tipo volontario, premiando chi le tiene in considerazione, e gradatamente sempre più vincolanti. Alcune aziende virtuose più sensibili riguardo i temi ambientali ad esempio hanno già iniziato ad inserire la tassonomia europea e i relativi indicatori all’interno dei loro piani di sviluppo e nelle dichiarazioni annuali di responsabilità sociale..

Per approfondire il report completo del TEG (Gruppo di Esperti Tecnici sulla Finanza Sostenibile) clicca QUI
Per una versione riassunta clicca QUI