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I pubblici esercizi con la carta d’identità

Buratti: «una partita che potrebbe vedere il Trentino come un laboratorio nazionale»

Mentre si sta avviando alla conclusione questa estate (ed è ancora troppo presto per trarre un bilancio dal punto di vista turistico), è inevitabile proporre alcune considerazioni su alcuni eventi che si sono svolti nella nostra provincia in questi mesi. 

Vorrei prendere spunto, infatti, da due episodi che hanno ricevuto anche una discreta copertura da parte della stampa locale. Mi riferisco al “caso movida” nel capoluogo e alla solerzia dei vigili urbani di una città vicina che hanno peccato forse di eccesso di zelo, multando un esercente per aver dimenticato di inoltrare un modulo tra i tanti necessari per l’autorizzazione di un evento (per altro che aveva finalità di beneficenza).

Non intendiamo assolutamente criticare l’operato delle forze dell’ordine, anzi, il loro lavoro è molto prezioso: il punto è che va rivista, profondamente e con coraggio, tutta quella serie di normative, regolamenti e delibere che, negli anni, ha reso il nostro lavoro impossibile. Impossibile perché non c’è chiarezza su ciò che un esercente può o non può fare, quali limiti e quali possibilità. Un’impresa di somministrazione alimenti e bevande, intrattenimento e svago, oggi, è alla mercé di troppe variabili che non riesce a controllare. E che costituiscono un rischio per la stessa attività.

La nostra Associazione ha elaborato una proposta che sta ricevendo sempre più consensi tra gli associati e, gradualmente, anche tra molti amministratori. Con il Comune di Trento, ad esempio, essa è stata inserita nell’agenda dei candidati sindaco delle passate elezioni e tutti si sono impegnati a portarla avanti assieme ad altri punti importanti per la nostra categori.

La proposta è la “carta d’identità” del pubblico esercizio. Ciascun locale dovrà - in seguito ad una approfondita e accurata analisi - essere dotato di una specie di scheda con le caratteristiche fisiche e con le possibilità concesse dalle varie normative comunali. Ad esempio, a seconda dell’ubicazione e delle caratteristiche ambientali di un locale, si potrà concedere lo svolgimento di concerti di un certo tipo, magari di musica non amplificata, mentre ad un locale con caratteristiche ed ubicazioni differenti, si consentiranno altre tipologie di eventi live.

Ciò consentirebbe di fare finalmente chiarezza, fin da subito, sui limiti e sulle opportunità di un esercizio pubblico nella sua realtà “concreta”, senza doversi affidare alla sensibilità di questo o quel funzionario, senza dover subire l’intolleranza dei vicini, né altre casistiche che i gestori di bar e locali pubblici conoscono molto bene.  

La “carta d’identità del pubblico esercizio” consentirebbe anche di gestire e governare meglio il fenomeno della movida, non soltanto nel capoluogo. Conoscendo le possibilità di un esercizio, di un locale, i residenti sarebbero meglio informati e più sicuri di non avere sorprese. Per gli esercenti, invece, sarebbe una garanzia per una migliore programmazione dei propri eventi, offrendo ai propri clienti concerti, spettacoli e altre occasioni di intrattenimento.

L’auspicio è quello di poter concretizzare, assieme agli amministratori, questo progetto che ha tutte le caratteristiche per rappresentare un precedente senz’altro virtuoso anche nel panorama nazionale: sono convinto, infatti, che tutti i pubblici esercizi italiani dovrebbero essere dotati della “carta d’identità”.

Giorgio Buratti

Presidente Associazione pubblici esercizi del Trentino