TRENTO. «Non credo che sia opportuno né utile nascondere le criticità che il rapido sviluppo della “sharing economy” sta portando con sé. Credo però che la strada della regolamentazione legislativa sia soltanto uno dei metodi per portare equilibrio nel mercato. Certamente ci sono alcuni standard che vogliamo mantenere nella nostra offerta ricettiva (quelli relativi alla sicurezza e all’accessibilità, per esempio) e in questo senso sarebbe opportuna un’opera di semplificazione complessiva, ma la vera sfida si giocherà sull’integrazione di due modelli di business differenti. Che non necessariamente si escludono a vicenda». Queste in sintesi le conclusioni dell’intervento del presidente di Confcommercio Trentino e di Rescasa Italia Giovanni Bort al convegno organizzato ieri a Roma da Airbnb e dedicato al futuro della cosiddetta “sharing economy”.
Al convegno “Fattore Sharing: l'impatto economico di Airbnb in Italia”, al quale erano presenti, tra gli altri, il ministro Dario Franceschini, l’ex sindaco di Roma Francesco Rutelli e l’amministratore di Airbnb Italia Matteo Stifanelli, Giovanni Bort ha ribadito l’opportunità di approcciare il fenomeno della “sharing economy” in maniera costruttiva, evitando contrapposizioni ma cercando di tutelare tutti gli attori coinvolti nel sistema: «Il nodo che ci troviamo di fronte – ha detto – è essenzialmente il rapporto che queste nuove forme di economia condivisa hanno con le economie “tradizionali”. Io credo, come principio, che affrontare questo rapporto in termini conflittuali sia dannoso per tutti; cercherei piuttosto di trovare i punti di contatto per costruire una lettura del fenomeno in chiave positiva, che possa rivelare le opportunità piuttosto che opporre le criticità che pure sussistono e che devono essere risolte».
«L’entrata nel mercato di nuovi soggetti che operano con modelli di business innovativi rispetto a quelli tradizionali – ha aggiunto Bort – può essere l’occasione per rivedere un sistema di regole e fiscale molto pesante, a favore di una minore imposizione fiscale, un costo del lavoro ridotto e una burocrazia meno opprimente. Vista la diffusione internazionale delle piattaforme digitali, il ragionamento non può limitarsi ad una dimensione nazionale ma deve coinvolgere necessariamente gli Stati comunitari. Per l’Italia ciò potrebbe rappresentare una buona occasione per mettere in discussione (e risolvere) i molti gap che dividono le imprese italiane da quelle del continente, a partire indubbiamente da un carico fiscale che azzoppa le nostre aziende nella competizione europea».
Nell’intervento del presidente, anche un riferimento alla situazione trentina: «In una realtà come il Trentino l’introduzione di nuovi soggetti che si occupano di ricettività dev’essere integrato in una visione complessiva del territorio. Il forte investimento in marketing e comunicazione sul marchio “Trentino”, al pari di altre località turistiche italiane, non va disperso con una comunicazione disordinata. Soprattutto in un contesto di competitività globale, anche per il mercato turistico, la riconoscibilità dei territori - del “brand” - è essenziale. Per questo mi auguro che Airbnb possa accompagnare i propri utenti e clienti in un processo di sensibilizzazione su questi temi. Se le modalità di attivazione del servizio sono digitali, l’uso del servizio, il consumo del bene - cioè la vacanza - sono esperienze molto concrete e “sensoriali”, che coinvolgono una pluralità di fattori e di soggetti. D’altra parte, Airbnb, con i suoi partner, credo possa diventare uno strumento di crescita anche per il turismo trentino, poiché l’allargamento dell’offerta ha ricadute sull’intero settore. Non è un fattore secondario, inoltre, il vantaggio che deriva dalla diffusione a livello internazionale dei portali come Airbnb: in questo modo è più facile per i nostri operatori - anche quelli strutturati - aprirsi a mercati internazionali dove la “sharing economy” è più diffusa rispetto all’Italia».