Con ordinanza n. 57 del 24 novembre scorso il Presidente della Giunta provinciale Maurizio Fugatti ha adottato il documento recante “Indirizzi operativi per la gestione dei casi positivi e dei contatti stretti nel mondo del lavoro”, per fornire indicazioni univoche circa gli strumenti per la diagnosi dei casi Covid 19, per l’individuazione dei casi covid19 e delle tipologie di contatto con gli stessi, le procedure operative di sanità pubblica correlate (isolamento e quarantena), nonché la gestione dei contatti in ambito lavorativo.
Attualmente i test per la diagnosi di contagio da Covid19 sono:
Il tampone molecolare (nasofaringeo o orofaringeo) è il test più affidabile per sensibilità e specificità per la diagnosi da Covid19, viene eseguito esclusivamente in laboratori specializzati, con tempi di risposta da 1 a 3 giorni.
Il tampone antigenico rapido viene attualmente utilizzato per la diagnosi iniziale sui soggetti sintomatici e per la valutazione di fine isolamento dei contatti. Hanno una buona percentuale di affidabilità per la sensibilità e per la specificità.
I test sierologici (pungidito e prelievo venoso), rilevano l’esposizione al virus ma non sono in grado di confermare o meno una infezione in atto. La loro efficacia è quindi utilizzata a fini epidemiologici e non diagnostici.
Un caso COVID19 è un caso con conferma di laboratorio per infezione da SARS-CoV-2, indipendentemente dai segni e sintomi clinici.
Il contatto di un caso COVID19 è qualsiasi persona esposta ad un caso probabile o confermato di COVID19 in un lasso di tempo che va da 48 ore a 14 giorni dopo l’insorgenza dei sintomi nel caso. Il contatto con un caso COVID 19 può essere “contatto stretto” o “contatto casuale”.
CONTATTO STRETTO – ESPOSIZIONE AD ALTO RISCHIO, è:
CONTATTO CASUALE – ESPOSIZIONE A BASSO RISCHIO, è
Sono misure di sanità pubblica fondamentali per proteggere la popolazione dal contagio.
L’isolamento dei casi di documentata infezione da COVID-19 si riferisce alla separazione delle persone infette, malate o contagiose, dal resto della comunità per la durata del periodo di contagiosità, in ambiente e condizioni tali da prevenire la trasmissione dell’infezione e la contaminazione degli ambienti.
La quarantena, invece, si riferisce alla restrizione dei movimenti di persone sane per la durata del periodo di incubazione, ma che potrebbero essere state esposte ad un agente infettivo o ad una malattia contagiosa, con l’obiettivo di monitorare l’eventuale comparsa di sintomi e identificare tempestivamente nuovi casi (si potrebbero, quindi, positivizzare o ammalare e a loro volta diventare casi), oltre ad evitare la trasmissione asintomatica della malattia.
A seguito di esito positivo di un tampone (Tampone molecolare o Test antigenico rapido) l’APSS invia al cittadino un certificato di isolamento contenente la data di inizio e fine isolamento, oltreché l’indicazione di quarantena per tutti i conviventi. Tale certificato può essere utilizzato a supporto del certificato di malattia del medico di medicina generale (che dovrà essere inizialmente di 10 giorni e poi eventualmente prorogato in conseguenza all’esito dei tamponi di verifica).
I positivi al tampone possono essere asintomatici o sintomatici.
Individuati i casi positivi, vanno identificati i contatti stretti sintomatici o asintomatici.
Nelle tabelle (1 - Gestione casi positivi e 2 - Gestione contatti) sono specificate tutte le casistiche relative ai casi COVID 19 sintomatici e asintomatici, ai contatti stretti sintomatici o asintomatici di casi, conviventi o non conviventi, la tempistica dei test diagnostici (TM), la durata della quarantena e dell’isolamento.
N.B. Contatto stretto di contatto stretto (contatto di contatto)
I contatti, anche stretti, di contatti stretti (ovvero non vi sia stato nessun contatto diretto con il caso confermato) non prevedono né quarantena né l’esecuzione di test diagnostici a meno che il contatto stretto del caso non risulti successivamente positivo ad eventuali test diagnostici o nel caso in cui, in base al giudizio delle autorità sanitarie, si renda opportuno uno screening di comunità (es. lavoratore che entra in contatto con il figlio “quarantenato” a seguito di un caso positivo in classe: non è necessario attivare alcuna misura restrittiva pur nel maggior e attento rispetto delle misure di tutela note).
In base ai protocolli sicurezza COVID-19, in ogni azienda è in atto uno specifico protocollo anticontagio e di gestione dell’emergenza e, quindi, le dinamiche di contagio connesse al ciclo o all’ambiente lavorativo dovrebbero essere eventi molto rari se non assenti. Fanno eccezione quelle situazioni in cui tuttavia può essere ipotizzato un contatto stretto, collegato a situazioni di mancato rispetto del protocollo o ad altre situazioni relazionali che pur non essendo direttamente correlabili a dinamiche lavorative possono tuttavia afferire all’ambito lavorativo.
Si fa ad esempio riferimento, anche sulla base delle esperienze raccolte, ai momenti di ristoro intraziendali e alle pause pranzo svolte al di fuori delle mense aziendali, ambiti non direttamente gestiti e controllabili dal datore di lavoro, e ad altre situazioni legate alle fasi di trasporto con mezzi sia durante il lavoro ma anche necessarie per il raggiungimento del luogo di lavoro dal proprio domicilio (es. carpooling). È chiaro che in relazione a tali aspetti anche il datore di lavoro dovrà attivarsi rafforzando le raccomandazioni che possano il più possibile evitare tali evenienze, ricordando ad esempio la necessità di contingentare se non vietare, nel caso di una difficile gestione, l’utilizzo di luoghi comuni di ristoro, di osservare un adeguato distanziamento durante la consumazione dei pasti e di recarsi al lavoro con mezzi e modalità che possano evitare il contatto stretto con possibili contagiati.
In prima battuta la gestione dei possibili contatti stretti dovrà essere, quindi, affidata al datore di lavoro, in collaborazione con il medico competente, se presente, che a loro volta potranno interfacciarsi con UOPSAL per una valutazione e per ricevere eventuale supporto ai fini della verifica dell’efficacia delle misure di tutela, intervenendo sugli aspetti critici e carenti, anche con misure prescrittive, se necessario.
I casi quindi che non rientrano nei parametri di classificazione dei contatti stretti sopra riportati, rientreranno nella fattispecie dei contatti casuali a basso rischio; potranno precauzionalmente essere gestiti dal medico competente che, oltre a rafforzare le raccomandazioni per la scrupolosa osservanza del protocollo, potrà prevedere l’indicazione di un automonitoraggio da parte dei lavoratori ed eventualmente, laddove appropriato, l’effettuazione di un tampone rapido di controllo in tempi congrui, per confermare l’assenza di contagio.
È obbligo ricordare che il medico competente dovrà fornire adeguata assistenza, nel suo ruolo di consulente, al datore di lavoro nel consigliare e programmare l’effettuazione del tampone secondo criteri di congruenza, efficacia e appropriatezza, rispetto all’obiettivo di tutela della popolazione lavorativa che si vuole raggiungere.
In caso di positività al tampone antigenico rapido di controllo, svolto dal medico competente o da strutture private (abilitate), il soggetto sarà gestito con le procedure prestabilite per i soggetti positivi.
Il periodo di incubazione (tempo tra esposizione e insorgenza sintomi) va da 1 a 14 giorni (media 5-6 gg). La trasmissione dell’infezione è possibile anche prima della comparsa dei sintomi, pertanto, la finestra di opportunità per trovare i contatti dei casi COVID 19 e metterli in quarantena prima che possano a loro volta diventare contagiosi, è piuttosto stretta e visto che i casi possono essere infettivi a partire da due giorni prima dell’inizio dei sintomi, i contatti dovrebbero essere intercettati entro tre giorni dall’esposizione.
La procedura operativa da seguire è la seguente:
Informazioni
Per informazioni è possibile rivolgersi alla propria Associazione di categoria e all'Ufficio legislativo (tel. 0461/880111)